Pubblicato sul periodico “Le Madonie” – maggio 2018.

Sabato 22 aprile 2018, nella Sala del Principe del nostro castello, il Museo Civico di Castelbuono ha organizzato la “Giornata di studio sui Patrimoni della Collettività – conservazione, manutenzione, sfide”, ideata da Laura Barreca, direttore del Museo, e Camilla Mazzola, restauratrice e membro direttivo IGIIC. L’interessante mattinata si proponeva di affrontare le questioni relative allo “stato di salute” dei beni artistici e architettonici appartenenti alla comunità, offrendo la partecipazione ai lavori di autentici esperti in materia di restauro. Straordinaria, ad esempio, la presenza in sala di Pinin Brambilla Barcillon, autrice del restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci a Santa Maria delle Grazie a Milano, a cui è dedicato il lavoro video degli artisti MASBEDO, allestito nelle sale temporanee del Museo e anch’essi intervenuti nel dibattito.
Una mattinata preziosa, ricca di spunti e testimonianze esemplari, che ha fatto magnificamente da cornice ad un approfondimento sul recente restauro dell’Assunzione della Vergine– ad opera di Enzo e Angela Sottile – e all’annuncio ufficiale di una nuova sponsorizzazione dell’azienda Fiasconaro, evidentemente entusiasta dell’esperienza da mecenate, da destinare stavolta al restauro di parti e stucchi della Cappella Palatina. 
La qualità degli interventi e delle riflessioni emerse avrebbero meritato una trattazione più ampia, con un ritorno pomeridiano quantomeno sui temi e le emergenze del territorio, riservando spazio al dibattito e ad una esplicita chiamata all’impegno da parte della politica. In realtà registriamo con favore l’impegno assunto dal sindaco Mario Cicero, nei saluti iniziali, di tornare a destinare annualmente l’1% del gettito IMU al restauro di parti del nostro patrimonio locale, pratica meritoria già avviata dallo stesso nel quinquennio 2007-2012, e poi – purtroppo – interrotta dalla successiva amministrazione comunale ed evidentemente non sollecitata con la dovuta perentorietà anche dalle amministrazioni museali.
Se è da registrare con grande soddisfazione questa giornata sul tema, c’è infatti da auspicare anche che segni un’inversione di rotta. Ritengo utile a tutti non tacere del sostanziale disimpegno sulle materie della conservazione del patrimonio storico-artistico castelbuonese degli ultimi anni, in cui poco è stato fatto in termini di manutenzione ordinaria e straordinaria e, ancora meno, è stato avviato di nuovo nella direzione del recupero monumentale e della salvaguardia. Ottenuto il recupero del polo di San Francesco – che comunque rappresenta il compimento di un iter non recente e per il quale sarebbe da sollevare un dibattito diverso sulla reale fruizione e valorizzazione – non mi sovviene altro.
Se si fosse aperto il dibattito avrei proposto all’istituzione museale di dedicare un appuntamento annuo in cui censire e condividere lo stato di degrado di alcuni beni del territorio, indicando l’opportuna gerarchia di urgenze e chiamando la collettività, pubblica e privata, ad un impegno diretto. Al Museo il compito anche di suggerire le opportunità offerte dalla legislazione in materia – ad esempio le detrazioni normate dall’ “Art Bonus” – e di ideare una strategia premiante, in termini di visibilità, per nuovi sponsor-mecenati. 
Tanti, incluso chi scrive, non si tirerebbero indietro.

In un elaborato dell’arch. Chiara Alessandro, il Giardino Grande dei Ventimiglia di contrada Marchese, ancora oggi leggibile nell’ortofoto grazie ai muri perimetrali dei tre quadrati residui.

Già il solo porre l’attenzione, monitorare e sensibilizzare su larga scala, contribuirebbe alla salvaguardia: il degrado è innanzitutto conseguenza di un abbandono cognitivo. Dopo cinquecento anni, rischiamo oggi di disperdere la leggibilità del Giardino dei Ventimiglia, visto che parte del muro perimetrale, proprio in queste settimane, è stato rinnovato dal legittimo proprietario (non so quanto legittimamente…). L’abbazia di Santa Maria del Parto, l’ex “Romitaggio”, sta lì – non fruita e inerme – e senza idee e progetti il destino appare segnato. Lo stesso per la Chiesa dell’Annunziata in piazza Castello o per le statue della Fontana Venere Ciprea, per citare i soli casi più evidenti ed eclatanti. Senza spingersi all’opportunità di una conservazione preventiva, sollevata nell’intervento di Enzo Sottile, casistica che dovrebbe includere lo stesso Castello.

Per non parlare dell’ambizione ad immaginare una piazza Castello viva e curata, innanzitutto con un recupero del cine-teatro che abbia come priorità la diminuzione dei volumi invasivi e “l’impatto” con il dintorno; l’ascensore interno al Castello, per una fruizione potenzialmente di tutti, opportunamente richiamata nel saluto della presidente Sottile, o l’antica Cappella di sant’Anna, splendida “anomalia” che darebbe corpo ad una più corretta narrazione sull’evoluzione del maniero, ed ulteriore singolarità e bellezza.
In più interventi è stato richiamato l’impegno dell’amministrazione museale da me presieduta dieci anni fa, che si inaugurava con l’intelligente “pugno nello stomaco” della mostra “L’arte sVelata”, lasciata come ideale passaggio di testimone dal precedente CdA presieduto dal prof. Angelo Ciolino. Adeguatamente sensibilizzati, accettammo quella sfida e decidemmo di condividerla con l’intera comunità, dapprima con la due giorni del convegno “Svelare l’arte, come” e poi avviando una politica di recupero sistematico, ogni anno, anche grazie alla determinazione del direttore Scancarello, coinvolgendo tutti gli interlocutori sensibili. Colgo l’occasione per ringraziare finalmente pubblicamente l’azienda Fiasconaro, che già allora scelse di destinare un’importante somma per il restauro del portale lapideo dei Serpotta d’ingresso alla Cappella, chiedendoci di non pubblicizzare tale sostegno. 

Il Museo proseguì ridando vita allo splendido portone ligneo con propri fondi, e con l’integrazione di quelli “strappati” all’impegno comunale in sede di convegno (a proposito: curioso notare che la moderatrice di allora, Rosa Maria Di Giorgi, sia stata la prima firmataria proprio di quell’Art Bonus di cui sopra), la pulitura dell’intero patrimonio ligneo del Museo e finalmente con il recupero completo di quel corpus pittorico della Chiesa dell’Annunziata “velato”, chiudendo idealmente il cerchio e mantenendo un impegno innanzitutto simbolico ma di per sé ben insito nella missione dell’istituzione e nel significato stesso della “continuità”. 
Credo che oggi i tempi siano maturi, e la dirigenza museale sia la più congeniale possibile, per attuare una nuova stagione di recupero e valorizzazione che, con il contributo di tutti e sullo slancio dell’esempio offertoci dai Fiasconaro, possa esaltare i caratteri identitari e costituire un caso praticamente unico, positivo ed esemplare, in una Sicilia generalmente disattenta e sciatta.  

Michele Spallino